Area Archeologica del santuario di Ercole Curino

Area Archeologica del santuario di Ercole Curino

Il santuario dedicato a Ercole Curino si trova alle falde del monte Morrone, in un'area che la tradizione locale ha sempre legato alla memoria del poeta latino Ovidio, nato a Sulmona nel 43 a.C. e morto in esilio a Tomis, sul Mar Nero, nel 17 d.C. Questo sito, di grande valore storico e culturale, richiama l'importanza di Ercole nella mitologia locale e nella vita religiosa delle antiche popolazioni della regione.

Descrizione del Santuario di Ercole Curino


Fino al 1957, gli antichi resti architettonici visibili nella zona di "Fonte d’Amore" furono attribuiti alla leggendaria "Villa di Ovidio". Tuttavia, una campagna di scavi intrapresa in quell'anno rivelò che le strutture riportate alla luce appartenevano a un vasto luogo di culto, frequentato dalle popolazioni locali dal IV secolo a.C. fino al II secolo d.C., e non a una semplice abitazione.

Note Storiche


L'origine del culto di Ercole in questa zona potrebbe essere collegata alla presenza di sorgenti, grotte e anfratti naturali, luoghi in cui l'incontro tra terra e acqua evocava la presenza del divino. Le popolazioni locali costruirono qui un tempio nel IV secolo a.C., dedicandolo a Ercole, un eroe strettamente associato al mondo pastorale. Successivamente, tra il III e il II secolo a.C., il santuario fu ampliato e, nel I secolo a.C., completamente trasformato, rispecchiando i canoni monumentali di influenza ellenistica tipici dei santuari laziali coevi. Nella seconda metà del II secolo d.C., un terremoto causò probabilmente una frana che distrusse parte delle strutture, riempiendo l'area di detriti. Nonostante ciò, il sito continuò a essere occasionalmente frequentato fino al III-IV secolo d.C. L'importanza sacra del luogo è confermata nel Medioevo dalla figura ascetica di Celestino V, che fondò in questa area l'Abbazia di Santo Spirito a Morrone e l'eremo di Sant'Onofrio.

Altre Informazioni


Il santuario si sviluppa su due livelli di terrazze artificiali, con la base inferiore costituita da un imponente muro di sostruzione. Sopra questo muro, il primo piazzale ospita quattordici ambienti voltati a botte, che si affacciavano sulla conca peligna. Questi locali, probabilmente adibiti a servizi, conducevano al secondo terrazzo attraverso due rampe. Il secondo terrazzo, parzialmente coperto da un porticato, fungeva da ingresso principale al tempio, con due ampie gradinate ortogonali che portavano agli edifici sacri. Una fontana monolitica in pietra e un piccolo donario si trovavano sulla gradinata superiore, dove i fedeli si purificavano con l'acqua prima di accedere all'area sacra.

Il sacello, situato nella parte più alta del complesso, era decorato con dipinti che imitavano il marmo e un mosaico pavimentale policromo con motivi ellenistici. L'altare, rivestito con lastre di bronzo e pressoché integro, riporta un'iscrizione che lo identifica come ex-voto di Caio Settimio Popiliano, un evocatus di Augusto. Tra i ritrovamenti, spicca una statuetta di Eracle in riposo, ritenuta una "replica d'autore" di un prototipo lisippeo, conservata oggi nel Museo Archeologico Nazionale di Chieti. Una copia della statuetta è esposta nella sezione romana del Polo Museale Civico di Sulmona, presso il Palazzo della SS. Annunziata.