Eremo di Sant'Onofrio

Eremo di Sant'Onofrio

L'eremo del Morrone, fondato nel 1293 da Fra’ Pietro Angelerio, futuro papa Celestino V, e dedicato all'eremita Sant’Onofrio, si trova a 600 metri di altezza su una ripida parete rocciosa che si affaccia sulla conca Peligna. Nonostante la sua posizione isolata, l'eremo è facilmente raggiungibile attraverso un sentiero percorribile a piedi in circa 20 minuti.

L'eremo


L'eremo fu fondato nel XIII secolo da Pietro da Morrone, che scelse questo luogo isolato per condurre una vita di preghiera e penitenza. La struttura dell'eremo è semplice, riflettendo lo stile di vita ascetico del suo fondatore. Comprende una piccola chiesa e alcune celle per i monaci. Pietro visse qui per molti anni, attirando seguaci e fondando una comunità monastica e vi rimase fino al giorno in cui i legati del Conclave non vi salirono per portargli l’annuncio dell’elezione al pontificato.

Durante la Seconda Guerra Mondiale l’edificio ha subito vari danni a seguito dei bombardamenti. La conformazione attuale è il risultato della rsuccessiva ricostruzione. E’ stato realizzato un loggiato al piano terra e nell’appendice di ingresso. All’interno della chiesa è stata eliminata una volta a botte portando alla luce il soffitto ligneo del 1400 e due affreschi del XV secolo.

All’interno del transetto sono presenti diversi affreschi che raffigurano sulla parete frontale una Crocifissione, con ai lati la Vergine Maria e San Giovanni Evangelista, mentre al di sopra dei bracci della croce troviamo due Angeli. Sulla lunetta frontale è raffigurata una Vergine in trono con Bambino, mentre ai lati troviamo le immagini del Sole e della Luna. Sulla lunetta opposta, sopra l’ingresso, sono raffigurati San Benedetto, San Mauro e Sant'Antonio. La volta a botte raffigura un cielo stellato.

 

Decadenza e restauri


Dopo l'abolizione dell'ordine religioso nel 1807, il romitorio fu abbandonato, anche se continuò a essere occasionalmente frequentato da vari eremiti che si presero cura del luogo. Durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1943, il complesso subì gravi danni, ma fu successivamente restaurato. Sebbene la ricostruzione abbia mantenuto la planimetria originale, l'aspetto esterno è stato radicalmente modificato.

 

Il restauro


L’intervento di restauro conservativo ha richiesto la rimozione dei depositi di particolato atmosferico e sporco di vario genere, dei sali inquinanti e della resina acrilica presenti sulle superfici, con eliminazione del film superficiale di resina acrilica, e successiva sigillatura di tutte le fessurazioni e dei bordi dell’intonaco affrescato. Una volta ripristinata la struttura muraria è iniziata la fase di consolidamento per ristabilire l’adesione tra gli strati di intonaco e intonachino e di consolidamento dei distacchi tra la muratura e gli strati di intonaco preparatorio. Dopo l’asportazione delle efflorescenze si concluso con la la pulitura. L’intervento finale di restauro estetico è stata eseguito prima con la rimozione delle stuccature che avevano perduto le originarie funzioni o la cui morfologia risultava inidonea, realizzate nell’intervento del 1987. Consecutivamente si è proceduto alla pulitura e al descialbo delle superfici che risultavano scialbate e ricoperte da ridipinture in tempera posticce.

Grazie a queste operazioni sono state riportate alla luce delle decorazioni finora non conosciute raffiguranti l’immagine di un Santo e l’immagine di un Cristo Pantocratore, entrambe successive al ciclo affrescato duecentesco e riferibili, così come la rappresentazione del San Pietro Celestino, al XV secolo. Di seguito si è proceduto alla fase di stuccatura per il ripristino sia delle lacune di maggiori dimensioni che di quelle minori. Per la fase di reintegrazione pittorica ci si è avvalsi dell’utilizzo di colori ad acquerello, dati per successive velature sulle cadute della pellicola pittorica e sulle abrasioni superficiali. Sulle superfici stuccate a livello, e ove si andavano a ricomporre parti figurative, le integrazioni pittoriche sono state eseguite per ricostruzione con campiture tratteggiate; mentre sulle lacune di minori dimensioni è stata condotta la reintegrazione mimetica. Infine è stata eseguita una velatura con colore a calce su tutte le superfici intonacate del transetto, per permettere una lettura estetica maggiormente confacente alla corretta fruibilità del ciclo pittorico duecentesco.

 

La chiesa


L'eremo, nonostante le ristrutturazioni, ha mantenuto l'aura di luogo aspro e inaccessibile. Un breve passaggio porticato conduce a un piazzaletto, dal quale si accede alla chiesa. All'interno, le pareti conservano resti di affreschi quattrocenteschi raffiguranti Cristo Re e San Giovanni Battista, insieme a pitture devozionali di epoca più recente. Un tempo, fino al 1884, vi era custodito un trittico su tavola del XV secolo, raffigurante Sant’Onofrio, San Pietro Celestino e il Beato Roberto da Salle, il discepolo prediletto di Celestino, secondo i biografi. Notevole è anche il soffitto ligneo del 1400.

 

L'oratorio


Dietro la parete di fondo della chiesa, di fronte all'ingresso, si trova una piccola cappella o oratorio ornato da affreschi attribuiti a un certo Magister Gentilis, forse un contemporaneo sulmonese di Pietro Celestino. Sulla parete di fondo è rappresentata la Crocifissione, con la Madonna e San Giovanni Evangelista ai lati; nella lunetta sovrastante è raffigurata una Vergine col Bambino su fondo azzurro, mentre nella lunetta d'ingresso sono raffigurati San Benedetto tra i Padri eremiti Mauro e Antonio. Il soffitto è a volta a botte, dipinto di azzurro e decorato con stelle a otto punte. Sulla parete di sinistra è visibile un altro affresco del XIV secolo che ritrae Celestino in abito monastico con la tiara papale e la palma del martirio. Al centro si trova un semplice altarino in pietra con un crocifisso scolpito, che la tradizione vuole sia stato consacrato da Celestino V durante una messa celebrata prima di recarsi a Napoli.

 

Le celle


A destra dell'oratorio si apre un corridoio che conduce alle celle di Fra’ Pietro e di Roberto da Salle, costituendo il nucleo abitativo originario dell'eremo. Alla fine del corridoio, una nicchia affrescata ospita una Crocifissione e, ai lati, due coppie di Santi, tra cui San Pietro Celestino in abiti pontificali con il triregno. Una scalinata sulla sinistra conduce al piano superiore, dove si trovano altri locali di servizio e una terrazza panoramica. Durante i pellegrinaggi o in occasione di ricorrenze religiose, i fedeli lanciano sassi dalla terrazza, simbolizzando l'allontanamento dalle tentazioni.

 

La grotta


Nella zona sottostante l'eremo si trova una piccola grotta scavata nella roccia, che probabilmente era utilizzata dal Santo per ritirarsi in preghiera. Ancora oggi, i fedeli praticano la strofinazione rituale o si bagnano con l'acqua di stillicidio per ottenere guarigione dai mali.

 

I luoghi del cuore


Nel 2020, l’Eremo Celestiniano di S. Onofrio al Morrone, grazie ad un grande lavoro di raccolta firme da parte della Delegazione FAI di Sulmona e del Comitato “Custodi dell’Eremo di Celestino V” è stato votato da 22.442 cittadini sparsi in tutta Italia al decimo Censimento “I Luoghi del Cuore” promosso dal FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS e Intesa San Paolo, entrando nella top ten dei luoghi più votati in Italia, posizionandosi al nono posto e ottenendo il premio dedicato al vincitore della classifica speciale “Italia sopra i 600 metri”.

In virtù di questo posizionamento, questo sito, ricco di storia, di arte e di elevata spiritualità, ha potuto beneficiare di un contributo di 20.000 euro da FAI - e Intesa Sanpaolo per l’esecuzione dei lavori di conservazione e restauro degli affreschi risalenti al XII-XV secolo presenti nella Cappella. L’intervento, concordato e cofinanziato dal Comune di Sulmona è stato approvato dalla Giunta comunale con delibera del 20 aprile 2023.

 

[English version]

 

The hermitage


The hermitage was founded in the 13th century by Pietro da Morrone, who chose this secluded place to lead a life of prayer and penance. The structure of the hermitage is simple, reflecting the ascetic lifestyle of its founder. It includes a small church and a few cells for the monks. Pietro lived here for many years, attracting followers and founding a monastic community. He remained there until the day when the envoys of the Conclave climbed up to bring him the news of his election to the papacy.

During World War II, the building suffered various damages due to bombings. Its current layout is the result of later reconstruction. A loggia was built on the ground floor and at the entrance wing.

Inside the church, a barrel vault was removed, revealing the original wooden ceiling from the 1400s and two frescoes dating to the 15th century. Inside the transept, several frescoes are present. On the front wall, there is a Crucifixion scene with the Virgin Mary and Saint John the Evangelist at the sides, and two Angels above the arms of the cross. On the front lunette, a Virgin enthroned with Child is depicted, flanked by images of the Sun and the Moon. On the opposite lunette above the entrance, Saint Benedict, Saint Maurus, and Saint Anthony are shown. The barrel vault is decorated with a starry sky.

 

Decline and Restorations


After the abolition of the religious order in 1807, the hermitage was abandoned, although it continued to be occasionally visited by various hermits who took care of the place. During the Second World War, in 1943, the complex suffered serious damage, but it was later restored. Although the reconstruction preserved the original floor plan, the external appearance was radically altered.

 

The Restoration


The conservative restoration work involved the removal of atmospheric particulate deposits, various types of dirt, and the acrylic resin present on the surfaces. This included the elimination of the superficial film of acrylic resin and the sealing of all cracks and edges of the frescoed plaster. Once the wall structure was restored, consolidation began to re-establish the adhesion between the plaster layers and to fix detachments between the masonry and the preparatory plaster.

After removing the efflorescence, the cleaning process was completed. The final aesthetic restoration began with the removal of previous stucco work from the 1987 intervention, which had either lost its original purpose or was morphologically unsuitable. Subsequently, cleaning and descialbo (removal of whitewash) were performed on surfaces covered with later tempera overpaint.

Thanks to these operations, previously unknown decorations were brought to light, including the image of a Saint and a Christ Pantocrator, both postdating the 13th-century fresco cycle and, like the image of Saint Peter Celestine, attributed to the 15th century.

Next came the stuccoing phase, aimed at filling both large and small gaps. For the pictorial reintegration, watercolors were used, applied in successive glazes over the missing areas of paint and surface abrasions. On stuccoed areas where figurative elements were reconstructed, hatching techniques were used, while smaller gaps were reintegrated using mimetic techniques.

Finally, a lime-color wash was applied to all the plastered surfaces of the transept to provide an aesthetic reading more appropriate for the proper enjoyment of the 13th-century fresco cycle.

 

The Church


The hermitage, despite the renovations, has retained the aura of a harsh and inaccessible place. A short porticoed passage leads to a small square, from which one enters the church. Inside, the walls preserve remains of 15th-century frescoes depicting Christ the King and Saint John the Baptist, along with devotional paintings from more recent times. Until 1884, a 15th-century triptych on panel was kept here, depicting Saint Onuphrius, Saint Peter Celestine, and Blessed Robert of Salle, Celestine’s favorite disciple according to biographers. Also noteworthy is the wooden ceiling from the 1400s.

 

The Oratory


Behind the back wall of the church, opposite the entrance, there is a small chapel or oratory adorned with frescoes attributed to a certain Magister Gentilis, perhaps a contemporary from Sulmona of Peter Celestine. On the back wall is the Crucifixion, with the Virgin Mary and Saint John the Evangelist at the sides; in the lunette above is depicted a Virgin and Child on a blue background, while in the entrance lunette are Saint Benedict between the hermit Fathers Maurus and Anthony. The ceiling is barrel-vaulted, painted blue and decorated with eight-pointed stars. On the left wall, another 14th-century fresco portrays Celestine in monastic habit with the papal tiara and the palm of martyrdom. At the center stands a simple stone altar with a sculpted crucifix, which tradition holds was consecrated by Celestine V during a Mass celebrated before leaving for Naples.

 

The Cells


To the right of the oratory opens a corridor leading to the cells of Brother Peter and Robert of Salle, forming the original residential core of the hermitage. At the end of the corridor, a frescoed niche houses a Crucifixion and, at the sides, two pairs of Saints, including Saint Peter Celestine in pontifical vestments with the papal tiara. A staircase on the left leads to the upper floor, where there are other service rooms and a panoramic terrace. During pilgrimages or on religious occasions, the faithful throw stones from the terrace, symbolizing the rejection of temptations.

 

The Cave


In the area below the hermitage there is a small cave carved into the rock, which was probably used by the Saint for prayer. Even today, the faithful practice ritual rubbing or bathe with the dripping water to obtain healing from ailments.

 

"I luoghi del cuore" (Places of the heart)


In 2020, the Celestinian Hermitage of Sant’Onofrio al Morrone, thanks to a large signature collection effort by the FAI Delegation of Sulmona and the “Custodians of the Hermitage of Celestine V” Committee, was voted for by 22,442 citizens across Italy in the 10th edition of “I Luoghi del Cuore” (Places of the Heart), promoted by FAI – Fondo per l’Ambiente Italiano ETS and Intesa Sanpaolo.

The site ranked ninth nationally, entering the top ten most voted places in Italy and winning the special prize for “Italy above 600 meters”.

Thanks to this ranking, this site – rich in history, art, and deep spirituality – received a €20,000 contribution from FAI and Intesa Sanpaolo for the conservation and restoration of frescoes dating from the 12th to the 15th centuries, located in the chapel. The intervention, agreed upon and co- financed by the Municipality of Sulmona, was approved by the Municipal Council on April 20, 2023.