Acquedotto Medioevale
L'acquedotto, situato lungo il margine occidentale di Piazza Garibaldi – una delle piazze più estese del centro-sud Italia, con dimensioni di circa 100 metri per 50 – fu costruito nel 1256, durante il regno di Re Manfredi di Svevia, come attesta l'iscrizione inaugurale incisa in caratteri teutonici tra due delle sue arcate.
Questo monumento testimonia la prosperità economica, demografica e culturale raggiunta da Sulmona, grazie al sostegno di Federico II, che aveva attribuito alla città un ruolo di grande rilevanza. L'acquedotto rappresentò un'importante infrastruttura al servizio di una città molto attiva: Sulmona, infatti, ospitava il Giustizierato, una cattedra di diritto canonico e una delle sette fiere annuali istituite da Federico II nel Regno di Sicilia, mirate a incentivare gli scambi commerciali e le attività produttive.
Sulmona, come ricorda il poeta latino Ovidio nei suoi versi (Tristia, IV 10), è sempre stata "assai ricca di fresche acque". Già in epoca romana, la città e il suo territorio disponevano di un complesso sistema di irrigazione e acquedotti che garantivano l'approvvigionamento idrico per le aree urbane e rurali. Per questo motivo, è probabile che l'acquedotto svevo seguisse il tracciato di una precedente condotta idrica di epoca romana.
L'acqua del fiume Gizio, prelevata a monte dell'abitato, veniva convogliata in un canale con diverse diramazioni, fino a scorrere a cielo aperto sulle magnifiche arcate ogivali, sorrette da massicci pilastri in pietra calcarea locale. Queste acque servivano per irrigare gli orti cittadini, fornire energia ai mulini e alle piccole botteghe locali, e infine zampillare freschissime nelle fontane della città.