Cinta muraria

Cinta muraria

I resti della cinta muraria attualmente visibili, realizzati con la tecnica dell'opera incerta, risalgono al XIV secolo. È possibile osservare alcuni tratti vicino a Porta Romana, a nord-ovest, lungo l'attuale via Circonvallazione Orientale, tra Porta Napoli e Porta Pacentrana, e nei pressi di Porta Japasseri. Non sono invece rimaste evidenze del recinto altomedievale né di quello romano.

Delle sette porte originariamente incluse nella prima cinta muraria, solo quattro sono giunte fino a noi. Di queste, Porta Filiamabili è quella che ha meglio conservato la propria struttura, nonostante abbia subito notevoli modifiche all'inizio del Trecento in seguito alla realizzazione della seconda cerchia difensiva. Porta Japasseri e Porta Bonomini, che hanno continuato a essere in uso anche dopo la demolizione del recinto altomedievale, hanno mantenuto solo i piedritti. La porta secondaria, conosciuta come Porta Molina, è visibile nella sua versione successiva e conserva ancora le sue ante in legno.

Per quanto riguarda la seconda cinta muraria, delle otto porte originariamente costruite, sei sono ancora visibili e ben conservate. Tuttavia, Porta Napoli non è più utilizzata per il traffico cittadino, ma rimane un importante elemento simbolico all'ingresso meridionale del centro storico.

La torre circolare a nord-est, situata nel sestiere Iapasseri, e il bastione quadrato a protezione di Porta Bonomini potrebbero essere il risultato di interventi eseguiti per volere del Duca di Calabria durante un’ispezione delle fortificazioni abruzzesi nel 1485.

Accenni storici


Si ritiene probabile che già nel III secolo a.C., Sulmona fosse dotata di un sistema di difese murarie. Sicuramente, nel I secolo a.C., Sulmo era considerata un oppidum. Cesare nel 49 a.C. descriveva la città come fortificata, e Ovidio accennava alle “mura dell’umida Sulmona” negli Amores. L'antica Sulmona era strutturata secondo il modello del castrum romano, con una pianta quadrata attraversata da un cardo e due decumani. La cinta muraria altomedievale seguiva il tracciato romano e mantenne le stesse dimensioni fino al XII secolo, dotata di sei porte principali e un ingresso secondario a ovest. Ogni porta corrispondeva a un distretto amministrativo, i sestieri, responsabili della protezione e della manutenzione delle mura.

Durante il dominio svevo, Sulmona divenne una capitale regionale e la sua espansione verso le aree extramurane fu favorita dai fiumi Gizio e Vella, che fungevano da barriere naturali. Così emersero sei borghi extramuranei. Sotto la dominazione angioina, la cerchia muraria fu ampliata con l'aggiunta di torrette di avvistamento. La parte meridionale della nuova cinta fu completata prima del 1290 e quella settentrionale entro il 1302, conferendo alla città una forma allungata che ha mantenuto fino ai giorni nostri, e furono aperte sette nuove porte, con Porta Saccoccia aggiunta successivamente.

Nel corso dei secoli, le mura sono state oggetto di manutenzione continua. Nel 1443, durante il regno di Alfonso d’Aragona, furono costruiti torrioni quadrangolari lungo il perimetro e agli angoli della cinta. Con il tempo, la funzione difensiva delle mura è diminuita, ma esse continuarono a proteggere la città da soldati di ventura ed epidemie fino al 1706, anno in cui un forte terremoto causò gravi danni, segnando la fine dell’era medievale della città. All'inizio del XIX secolo, alcuni tratti delle mura furono abbattuti per migliorare la viabilità, e nuovi edifici furono costruiti incorporando i resti delle mura.