Palazzo Sardi

Palazzo Sardi

La dimora storica presenta una struttura complessa, caratterizzata da tre piani nel prospetto principale e quattro piani nelle facciate sud ed est, a causa del dislivello del terreno. Questo dislivello di circa 5 metri tra la quota su via Angeloni e quella della Piazza Garibaldi, sottolinea le sfide architettoniche affrontate durante la costruzione e le successive modifiche. Questo tipo di adattamento del design architettonico non è raro in edifici storici situati in aree con variazioni di altitudine significative.

La dimora storica, che ha subito numerosi cambiamenti e trasformazioni nel corso dei secoli, presenta una struttura che riflette le sue varie fasi di costruzione e ristrutturazione. L’atrio, coperto da una volta a botte lunettata, conduce a una piccola corte centrale, un elemento che risale all'impianto cinquecentesco originale. In passato, la corte era probabilmente più grande e dotata di un loggiato, oggi rimosso. La corte è caratterizzata da finestre rettangolari e ad arco, aggiunte in epoche successive, e ospita un pozzo decorato con lo stemma che celebra il matrimonio tra Giulio Sardi e Maddalena Colli Aldana, un evento avvenuto nella seconda metà del XVI secolo.

Sulla facciata principale, affacciata su largo Angeloni, si conservano i tratti distintivi del cinquecento, tra cui le finestre quadrotte al piano terra, un portale a bugnato liscio con mensole e uno stemma araldico ovale posto in chiave di volta. Le finestre del piano nobile, dotate di cornice modanata e sostenute da mensole inginocchiate, testimoniano lo stile dell’epoca. Tuttavia, gli elementi architettonici come le aperture del secondo piano e l’alto cornicione con mensole sono frutto di interventi successivi, effettuati per aggiornare e ampliare il palazzo.

Nel cantonale d’angolo su via Marselli, si può riconoscere l’imposta dell’arco di Porta Manaresca, che rappresenta un frammento delle antiche mura di cinta della città, offrendo un indizio del passato difensivo del luogo. Dopo il terremoto del 1706, il palazzo necessitò di lavori di riparazione, tra cui la costruzione di un contrafforte in pietra sul lato meridionale e la modifica delle aperture. In quest’occasione furono aggiunti balconi asimmetrici e coppie di bifore arcuate all’ultimo piano, un'aggiunta piuttosto unica per l’architettura cittadina.

Alla fine del XIX secolo, ulteriori lavori includeranno la tamponatura della scala interna e del loggiato sulla corte, insieme alla realizzazione di partiture decorative nei locali del piano nobile. Questi lavori portarono all’installazione di stucchi dorati, ritratti dei membri illustri della famiglia Sardi e affreschi a grottesche, mentre il cassettonato ligneo fu realizzato in tempi più recenti.

Accenni storici


Situato nei pressi dell’antica Porta Manaresca e costruito su un pendio che scende da piazza Garibaldi, il palazzo fu inizialmente una prestigiosa residenza della famiglia Sardi, che acquisì l'edificio dai Sanità nel XVII secolo e lo ampliò. Dopo il terremoto del 1706, il fabbricato fu restaurato e ampliato ulteriormente con l’annessione di immobili vicini. Il palazzo, che domina il lato nord della piazza, è stato utilizzato come sede della Comunità Montana Peligna dopo essere stato svuotato della sua ricca biblioteca e degli arredi. Negli anni Ottanta del XX secolo, la Comunità Montana ha provveduto al restauro dell’edificio, facendone la sede del Museo di Storia Naturale e condividendone l'uso con associazioni locali.