Palazzo Pretorio

Palazzo Pretorio

Il progetto iniziale dell’edificio e alcuni dettagli specifici sono documentati nella descrizione di Augusto Campana, redatta sulla base di un disegno inedito di Pietro Piccirilli. Secondo queste fonti, l’ingresso principale dell’edificio era situato nei pressi della chiesa di San Francesco della Scarpa, lungo l’attuale via Mazara. Il prospetto laterale dell’edificio, che si affacciava su corso Ovidio, presentava un porticato al pianterreno, caratterizzato da due arcate ogivali separate da un pilastro. Su una mensola posta in asse con il pilastro, era collocata una statua lapidea di Ovidio. Più in alto, era visibile un grande stemma cittadino, che mostrava le iniziali SMPE su uno scudo sannitico, sormontato da una corona di fogliame vegetale.

Al piano superiore del Palazzo Pretorio erano presenti due eleganti bifore architravate in stile rinascimentale, che si discostavano per lo stile dalle altre decorazioni, suggerendo una realizzazione in un periodo leggermente successivo. Nelle "Memorie storiche della città di Solmona" di Ignazio Di Pietro, pubblicate a Napoli nel 1804, è riportata un’iscrizione situata vicino al portale dell’edificio. Tradotta, essa recita:

“Per volontà dei sovrani aragonesi, il divino Ferdinando Re di Sicilia e Giovanna sua illustre moglie, fu edificato a Sulmona, come sede del Capitano e dei Nobili, un palazzo piuttosto austero che sontuoso nell’anno della nascita di Cristo 1490”.

Per il nuovo Palazzo Pretorio, fu scelto un linguaggio architettonico neorinascimentale. Questo edificio, sviluppato su tre livelli, presenta al piano terra un rivestimento a bugnato liscio e sei portali: i due centrali ad arco a tutto sesto e quelli laterali architravati. Al piano nobile, si trova una serie di alte finestre con bugnato liscio e balconi aggettanti in pietra. Al secondo piano, caratterizzato da uno stile più sobrio e privo di bugnato, si possono osservare finestre con coronamento rettilineo e balconi di dimensioni ridotte, in stile romano. La composizione del prospetto è completata da un elaborato cornicione a stucco con mensole.

Accenni storici


Il primo Palazzo Pretorio, terminato nel 1490, è attribuito al Capitano della città dell'epoca, Polidoro Tiberti di Cesena. Questo edificio si trovava nel cuore del distretto storico di Porta Salvatoris, vicino alla porta omonima, alla Fontana del Vecchio, costruita dallo stesso Tiberti nel 1474, all’Acquedotto medievale e al complesso absidale della chiesa di San Francesco della Scarpa, contribuendo a formare uno degli angoli più suggestivi di Sulmona. Era la sede del Governatore e del Magistrato cittadino, che fino ad allora avevano dovuto tenere le loro riunioni in chiese ampie, a causa della mancanza di locali idonei. 

La regina Giovanna I d’Aragona, allora feudataria di Sulmona, venne a sapere della costruzione del palazzo e suggerì di limitare le spese, ritenendo più utile investire le risorse della città nell'industria della lana, che era molto apprezzata. Per questo motivo, il palazzo fu progettato con uno stile austero, di cui però non restano tracce.

Nel contesto del rinnovamento e della modernizzazione che caratterizzò la seconda metà del XIX secolo, il 18 giugno 1863, gli amministratori cittadini iniziarono la demolizione del fabbricato, gravemente danneggiato dai terremoti e in stato di pericolo. La demolizione fu completata nel 1914 e il sito ospitò un nuovo edificio più “utile”. Solo la statua del poeta Ovidio, collocata sopra il loggiato dell’antico edificio, fu conservata e trasferita nell’androne del Palazzo della SS. Annunziata. L'antica costruzione è ricordata attraverso le descrizioni e le immagini fornite da Ignazio Di Pietro e Pietro Piccirilli. Il nuovo palazzo ha ospitato vari uffici e, più recentemente, è diventato sede del Centro Sociale Anziani, ma è stato chiuso a causa dei danni subiti durante il terremoto del 2009.