Chiesa e convento di Santa Caterina d’Alessandria

Chiesa e convento di Santa Caterina d’Alessandria

Le origini del monastero di Santa Caterina sono oggetto di discussione tra gli studiosi: mentre alcune fonti indicano la sua fondazione nel XII secolo, la maggior parte delle ricerche colloca l'inizio della storia del complesso nel 1325. In quell'anno, Angelerio, un canonico della cattedrale di San Panfilo e originario di Caramanico ma appartenente a una famiglia locale, fondò il convento femminile domenicano e l'annessa chiesa.

Descrizione


Purtroppo, il monastero di Santa Caterina fu gravemente danneggiato dai terremoti del 1456 e del 1706, rendendo impossibile ricostruire l'aspetto originale del complesso, che potrebbe essere stato parzialmente conservato solo nell'impianto conventuale. Nel Quattrocento, il barone Pietro Giovanni Corvi avviò la prima ricostruzione, durante la quale la chiesa probabilmente acquisì una pianta a due navate.

Il devastante terremoto del 1706 portò a una completa trasformazione del tempio, che fu ristrutturato secondo le tendenze barocche dell'epoca, con cambiamenti significativi sia nella struttura che nelle decorazioni e nell'arredo.

Nel XIX secolo, il complesso cominciò a declinare lentamente. All'inizio del XX secolo, dopo la soppressione dell'ordine, il Comune acquisì l'intero complesso, destinando gran parte della struttura a uso scolastico e riservando alcuni spazi alle ultime suore rimaste.

Nel 1967, la chiesa fu concessa all’Accademia Cateriniana di Cultura e utilizzata come Auditorium cittadino per un periodo. Oggi, la chiesa viene aperta solo occasionalmente, mentre l'edificio conventuale, dopo diverse destinazioni d'uso, è previsto che ospiti il Polo Culturale di Santa Caterina, che includerà anche il Teatro Comunale e il Cinema-Teatro Pacifico, come previsto in un progetto di recupero.

Esterno


La facciata principale della chiesa, realizzata in pietra concia, si distingue per il suo profilo curvilineo, caratterizzato da leggere concavità laterali che fanno sporgere il corpo centrale verso lo spazio urbano antistante. Questa facciata è suddivisa in due livelli: il primo è sostenuto da un doppio ordine di paraste composite su un alto basamento, mentre il secondo livello è caratterizzato da paraste angolari di ordine ionico che sostengono il coronamento superiore, formato da un timpano semicircolare spezzato. Dietro questo coronamento si innalza il tiburio ottagonale della cupola ellittica della chiesa.

Il forte effetto verticale del prospetto è accentuato dall’alta trabeazione che separa i due livelli e dal coronamento superiore. Al centro del prospetto si trova l'elegante portale centrale, dotato di un ordine a fascia e un timpano semicircolare spezzato che richiama, sebbene in scala ridotta, il design del coronamento. Sopra il portale, si apre un ampio finestrone rettangolare con cornice modanata e un timpano triangolare a profilo curvilineo, al centro del quale è visibile il simbolo della ruota dentata, strumento di tortura utilizzato, secondo la leggenda, durante il martirio della Santa.

Interno


L'interno della chiesa si distingue per il suo schema a pianta ellittica, unicum nella città di Sulmona. Questo progetto conferisce alla pianta un'impronta cruciforme grazie alla disposizione dell'ingresso lungo l'asse maggiore e alle due cappelle profonde situate lungo l'asse minore. L'elemento centrale di questo spazio è l'imponente cupola ellittica, da cui la luce penetra attraverso le finestre e illumina l'intradosso affrescato.

La scelta di una pianta ellittica potrebbe essere influenzata dalla quasi contemporanea ricostruzione della chiesa di Santa Caterina dell’Aquila, progettata dall'architetto Ferdinando Fuga, che utilizzò un impianto simile. Questo stile era già stato impiegato nella chiesa di Santa Maria dell’Orazione e Morte a Roma, e la presenza di tali soluzioni architettoniche evidenzia l'influenza del barocco romano nella regione aquilano-sulmonese del XVIII secolo.

La decorazione interna è sfarzosa, caratterizzata da un’abbondanza di finti marmi e stucchi dorati, tipica del repertorio barocco. La cupola e i pennacchi sono decorati con affreschi che raffigurano la Gloria di Santa Caterina, le Allegorie delle Virtù cristiane e i Simboli dei quattro evangelisti, opere attribuite al pittore Giambattista Gamba, attivo nella decorazione di chiese locali durante la prima metà del XVIII secolo.

L’altare maggiore, realizzato in marmo commesso tra il 1735 e il 1769, è attribuito a maestranze di Pescocostanzo e presenta una pala con l'immagine di Santa Caterina. La cappella di sinistra, ornata con il blasone della nobile famiglia Corvi, è stata concessa in onore della loro generosità nella ricostruzione del convento. Al pittore sulmonese Vincenzo Conti si deve la tela della Madonna del Rosario, sebbene oggi sia in condizioni di conservazione precarie. 

All'interno della chiesa era conservata anche una pregevole statua di Santa Caterina d’Alessandria del XV secolo, ora esposta nella sezione medievale-moderna del Polo Museale Civico dell'Annunziata. Tra gli arredi settecenteschi si annoverano due palchetti di cantoria e la balaustra dell'organo, realizzati in legno intagliato e dorato da artigiani vicini al noto ebanista Ferdinando Mosca. La balaustra, sorretta da mensole, presenta un parapetto concavo al centro con decorazioni fitomorfe, mentre la cassa di risonanza dell'organo, decorata con fregi e intagli in legno dorato, è suddivisa in tre campate da lesene ornate e culmina con un cornicione ondulato e un fastigio decorato con uno stemma. Sopra la tastiera si trova un’iscrizione con le lettere M. G. e la data 1763.

Indirizzo

Via Angeloni, 21

Ingresso

Non aperto al pubblico