Cattedrale di San Panfilo

Cattedrale di San Panfilo

La Cattedrale di San Panfilo, dedicata al vescovo e protettore di Sulmona, è il tempio più antico della città. Situata all'estremità settentrionale dell'abitato, si trova piuttosto lontana dal nucleo storico originario di Sulmona, il che la colloca in una posizione di rilievo e separata rispetto al cuore antico della città. La sua posizione, discosta rispetto al centro storico, riflette la sua importanza e il ruolo centrale che ha avuto nel corso dei secoli nella vita religiosa e comunitaria di Sulmona.

Descrizione


La Cattedrale di San Panfilo, secondo la tradizione, fu edificata nell'VIII secolo sulle rovine di un antico tempio pagano dedicato ad Apollo e Vesta. Si narra che, alla morte di San Panfilo, le sue spoglie furono traslate da Corfinio a Sulmona, e che durante il trasporto divennero così pesanti da costringere i portatori a fermarsi nel punto dove poi sarebbe sorta la chiesa.

Tuttavia, le prime testimonianze storiche concrete riguardanti la cattedrale provengono dal **Chronicon Casauriense**, un'importante raccolta di documenti del XII secolo relativa al Monastero di San Clemente a Casauria. Questo documento riporta che nel 1075, il vescovo Trasmondo iniziò un significativo intervento di ristrutturazione, che fu completato nel 1119 dal vescovo Gualtiero.

Nel corso dei secoli, la cattedrale subì numerosi incendi e devastazioni, aggravati dai terremoti che colpirono ripetutamente la regione. I terremoti più devastanti furono quelli del 1349, 1456 e, in particolare, quello del 1706, che danneggiò gravemente la cattedrale. In quell'anno crollarono le sagrestie e il campanile trecentesco, così come l'adiacente palazzo vescovile, che non furono mai ricostruiti. I successivi lavori di restauro si concentrarono principalmente sulla parte alta dell'edificio, inclusi le volte delle tre navate e l'elegante decorazione barocca di stucchi e dipinti.

Nonostante i numerosi restauri e le distruzioni, sono ancora visibili alcune delle strutture originarie: l’impianto planimetrico, il colonnato romanico, la cripta e parte del rivestimento esterno in pietra delle absidi semicircolari. Inoltre, sul fianco sinistro dell'edificio si trova un piccolo portale risalente al XIII secolo, che collegava l’episcopio con la chiesa. Questo portale, sebbene deteriorato, conserva un’iscrizione in caratteri longobardi e frammenti di epigrafi romane nella lunetta, che un tempo era affrescata.

Oggi, la cattedrale rappresenta una sintesi di numerosi interventi di restauro e di una storia architettonica complessa e stratificata.

Esterno


La facciata della Cattedrale di San Panfilo è caratterizzata da un coronamento orizzontale e suddivisa in due livelli da una cornice marcapiano decorata con foglie di acanto e di cardo. La parte superiore, ricostruita dopo il terremoto del 1706, presenta un’ampia finestra quadrangolare al posto del rosone centrale originale, scomparso a causa del sisma.

La parte inferiore della facciata conserva il portale archiacuto, realizzato dallo scultore mastro Nicola Salvitti da Spoleto nel 1391, su incarico del vescovo Bartolomeo De Petrinis. Questo portale, strombato con profilo ogivale, è finemente scolpito con motivi vegetali. Le colonne esterne, poggianti su leoni stilofori molto deteriorati, sostengono le edicole gotiche con le statuette di San Panfilo (a destra) e San Pelino (a sinistra), i santi patroni della diocesi. La lunetta sopra il portale è affrescata con una Deposizione del XV secolo, attribuita al “Maestro della Cappella Caldora”, un artista anonimo che realizzò un ciclo pittorico nella Cappella Caldora presso l’Abbazia di Santo Spirito a Morrone.

Oltre al portale, la fase romanica dell’edificio è testimoniata dalle tre absidi ripartite orizzontalmente da una cornice ad archetti pensili, poggianti su beccatelli decorati con teste di animali, figure femminili, rosoncini e foglie di acanto. Sull’abside centrale si trova lo stemma cittadino di antichissima foggia, con il chiodo e la guiggia dello scudo e le lettere S.M.P.E., incise in caratteri gotici sulla fascia superiore.

Un’aggiunta più tarda alla facciata è rappresentata dall'ala destra, con il portale laterale del 1501, che dà accesso ai locali della sagrestia, come indicato dall'iscrizione sul paramento murario. Il piccolo campanile a vela, costruito nel 1751, sostituì il campanile trecentesco distrutto dal terremoto del 1706.

Interno


La Cattedrale di San Panfilo, pur rimanendo ancorata al suo impianto basilicale medievale, ha subito notevoli modifiche tra il XVIII e il XIX secolo. Il suo schema originario a tre navate, tre absidi semicircolari e transetto è stato arricchito da elementi barocchi, mentre le colonne romaniche in pietra, che sorreggono archi a tutto sesto, testimoniano la costruzione originaria.

La cupola emisferica, un'aggiunta settecentesca, è celata esternamente da un tiburio poligonale e non fa parte della struttura primitiva. Il presbiterio, sopraelevato per la presenza della cripta sottostante, è raccordato alle navate da gradinate speculari con balaustra in raffinato marmo commesso.

Nel braccio destro del transetto, accessibile tramite un cancello in ferro battuto ottocentesco, si trova la Cappella di Santa Teresa. Qui, l’altare ospita una scultura lignea settecentesca di Santa Teresa in estasi, opera dello scultore napoletano Giacomo Colombo. Opposta a questa cappella, nel XIX secolo è stata realizzata la Cappella del SS. Sacramento.

Sulla volta a botte lunettata della navata centrale, dipinti a tempera del pittore locale Amedeo Tedeschi (inizi del Novecento) raffigurano episodi della vita di San Panfilo e di Celestino V, incorniciati in riquadri a stucco.

La controfacciata ospita due monumenti funebri. A sinistra, il mausoleo del vescovo Bartolomeo De Petrinis, realizzato nel 1422 e attribuito all’orafo e scultore Nicola da Guardiagrele, raffigura il vescovo giacente sul sarcofago con i paramenti pontificali e presenta pannelli con la Pietà e l’Annunciazione. Questo monumento originariamente includeva un affresco con il Crocifisso tra la Vergine e San Giovanni Evangelista. A destra, un mausoleo simile ma di minor pregio artistico rappresenterebbe la sorella del vescovo, con il Redentore tra Santi vescovi in preghiera.

Sopra la controporta si trova un prezioso organo meccanico con una cantoria in legno intagliato e dorato del XVIII secolo, decorata con dipinti di tre angeli musicanti.

Le navate laterali ospitano vari altari con dipinti su tela. Al centro della navata destra spicca un Crocifisso ligneo del XIV secolo, trasferito dalla cripta e considerato un dono del papa sulmonese Innocenzo VII. Nella cappellina all'inizio della navata sinistra si trova il fonte battesimale in marmo commesso, realizzato nel 1757 dal napoletano Giuseppe Bastianelli. 

Infine, si segnalano il coro ligneo intagliato nel 1751 dall’ebanista Ferdinando Mosca e i confessionali, con buona probabilità attribuiti al medesimo artista.

Cripta


La cripta della Cattedrale di San Panfilo, con le sue tre absidi semicircolari, rappresenta la parte più antica e meglio conservata dell'edificio, risalente a diverse fasi costruttive. Le colonne centrali, con fusti monolitici e capitelli variegati, sono databili probabilmente al IX-X secolo. La parte perimetrale delle absidi, stilisticamente e costruttivamente dissimile dal nucleo più interno, è da attribuire al rifacimento del vescovo Trasmondo (fine XI – inizio XII secolo). L’ambiente sottostante l’area presbiteriale, originariamente suddiviso in tre navate trasverse da 16 colonne, è stato ridotto a 14 colonne per fare spazio all’altare seicentesco dedicato a San Panfilo. Le colonne sono poste a distanze irregolari e non sono perfettamente allineate, conferendo alle volte a crociera un aspetto irregolare.

La gradinata centrale, costruita nel XVII secolo, è affiancata da due gradinate laterali più antiche e modeste, tutte con balaustre in marmo intarsiato. Ai piedi della gradinata centrale si trova la Cappella di San Panfilo, con un altare di pietra locale intarsiata di marmi policromi, eretta nel 1662 per ringraziare il Santo Protettore della città. All'interno dell'altare è custodito il busto reliquiario di San Panfilo, realizzato nel 1458-1459 dall’orafo sulmonese Giovanni di Marino di Cicco. Questo busto viene esposto e portato in processione ogni anno il 28 aprile durante la festa del Santo.

Nella cripta è conservata la "Madonna delle Fornaci," un bassorilievo in pietra policroma del XII secolo, proveniente forse dal borgo di Pinciaro. Potrebbe far parte del programma decorativo della chiesa romanica, con analogie con gruppi scultorei coevi delle abbazie di San Clemente a Casauria e di San Pelino a Corfinio.

Un'altra importante reliquia è una cattedra episcopale probabilmente ricomposta nel XVII secolo con materiali di reimpiego. Le lastre laterali risalgono al XII secolo o all'inizio del XIII secolo, decorate con rosoni a rilievo, mentre lo schienale, dipinto con angeli reggistemma, è successivo. Anche quest’opera è stata probabilmente spostata dalla sua posizione originaria.

Sulla destra della cripta si trova un monumento sepolcrale “a nicchia” della seconda metà del Trecento, con arcosolio cuspidato e timpanato, e un Agnus Dei sulla sommità. L’affresco sulla parete di fondo rappresenta una Madonna col Bambino tra l'arcangelo Michele e San Giovanni Battista, mentre sull’intradosso è visibile un medaglione con Cristo tra simboli evangelici. Il sarcofago presenta tracce di una sinopia raffigurante un cavaliere giacente.

Le pareti laterali della cripta ospitano due file di scanni lignei del coro cinquecentesco, realizzato da Bartolomeo Balcone e poi sostituito nel XVIII secolo con quello attualmente presente nel presbiterio.

In un ambiente attiguo si apre la Sala dedicata a Celestino V, noto come il papa del "gran rifiuto," con alcune sue preziose reliquie e cimeli, tra cui una parte del cuore, indumenti e paramenti sacri, un busto, un crocifisso ligneo proveniente dall’eremo di Sant’Onofrio al Morrone, documenti importanti e la catena penitenziale.

Ingresso

Libero

Indirizzo

Via Giacomo Matteotti, 18