Chiesa di Santa Maria della Tomba
La chiesa di Santa Maria della Tomba ha un'origine affascinante e avvolta da leggende. Secondo la tradizione, la chiesa sarebbe stata eretta sui resti di un antico tempio di Giove, un'importante divinità della mitologia romana. Alcuni studiosi locali avanzano anche l'ipotesi che il sito possa essere stato parte della dimora del poeta Ovidio, celebre per le sue Metamorfosi e le elegie, che trascorse gli ultimi anni della sua vita in esilio. Tuttavia, il nome della chiesa "Santa Maria della Tomba" potrebbe derivare da una più concreta realtà storica. Pare che l'origine del nome sia legata alla presenza di una costruzione, considerata un sepolcro, che si trovava lungo la navata centrale dell'edificio. Questa struttura, ritenuta un'antica tomba o sepolcro, fu demolita nel XVII secolo, ma lasciò un'impronta duratura nel nome della chiesa e nella tradizione locale.
Descrizione
Il titolo "Santa Maria della Tomba" è effettivamente un'abbreviazione della locuzione completa "Santa Maria dalla Tomba Assunta in cielo," riflettendo la dedicazione della chiesa alla Vergine Assunta. Questo riflette una tradizione e una dedizione profonde, che sono state confermate e celebrate nel corso dei secoli.
La chiesa di Santa Maria della Tomba è una delle più antiche e prestigiose di Sulmona, con i suoi primi cenni storici risalenti al XIII secolo. Nel XIV secolo, il prestigio del tempio era tale che influenzò la nascita e lo sviluppo di un intero borgo che, nel tempo, assunse vari nomi, da "borgo nuovo" a "borgo di Sant’Agata" e infine "borgo di Santa Maria della Tomba." Questo borgo si sviluppò al di fuori delle mura più antiche della città, in una zona vicina al mercato e alle fiere, facilitando il commercio e l'artigianato.
Le trasformazioni della chiesa sono state molteplici nel corso dei secoli. Tra il XIV e XV secolo, la chiesa fu ampliata e ristrutturata, acquisendo una facciata con un portale ogivale e un elegante rosone. Tuttavia, nel XVII secolo, la chiesa subì ulteriori ammodernamenti che ne alterarono l'aspetto originario, e nel 1857 gli interni furono completamente rinnovati secondo le tendenze stilistiche dell'epoca.
Il terremoto del 1706 provocò gravi danni, distruggendo la parte posteriore della chiesa, lasciando in piedi solo la facciata, il colonnato interno e il campanile. Negli anni Settanta, un intervento della Soprintendenza ai BAAAS cercò di restaurare la chiesa, ma il risultato fu controverso: l'apparato decorativo a stucco e le sovrastrutture barocche furono rimossi, e la nuova muratura del coronamento della facciata, di colore più chiaro e con decorazioni ad arcatelle cieche, non si accordava con l'aspetto originario.
Dopo il terremoto dell’Aquila del 2009, la chiesa ha subito ulteriori lavori di consolidamento e restauro conservativo. Questi lavori hanno incluso l'inserimento di tiranti e imperniature metalliche nelle murature per migliorare la risposta sismica dell'edificio e preservare il suo valore storico e architettonico.
Esterno
La facciata della chiesa di Santa Maria della Tomba rappresenta un esempio notevole di romanico abruzzese, con una composizione architettonica e decorativa di grande raffinatezza. Il suo design, caratterizzato da un coronamento orizzontale, è stato leggermente rialzato negli anni '70, con l'aggiunta di conci in pietra e una decorazione ad archetti pensili. Questo rialzo ha cercato di restituire un aspetto coerente con l'originario stile romanico, sebbene abbia alterato l’equilibrio visivo dell’edificio.
La facciata è divisa in due ordini da una cornice marcapiano finemente scolpita, che separa la parte inferiore, con il portale ogivale, dalla parte superiore, con il rosone. Il portale, di forma ogivale e strombato, è simile a quelli di altre chiese sulmonesi coeve come San Panfilo e San Francesco della Scarpa. Il portale è definito da colonne ottagonali esterne e da pilastrini e colonnine lisce, con delicati capitelli decorati con foglie di acanto. L'archivolto presenta cornici a tortiglione e modanature con fiorellini a punta di diamante. Al centro dell'architrave è scolpito un agnello crucifero in bassorilievo, mentre nella lunetta sopra il portale si possono ancora riconoscere tracce di un affresco, probabilmente un'Incoronazione della Vergine.
Il rosone centrale, risalente al 1400, si distingue per i cerchi concentrici e la raffinata decorazione. L’iscrizione sulla campata superiore attribuisce il rosone a un certo Palma de Amabile, che potrebbe essere l’autore o il committente. La finestra circolare, quasi sovradimensionata rispetto alla facciata, segue modelli aquilani del XIV secolo. La cornice maggiore del rosone è decorata con foglie di acanto silvestre e da un cordone tortile che ospita gigli angioini. La raggiera è composta da sedici colonnine ottagonali raccordate da arcatelle a sesto ribassato e trilobate all’interno. Al centro si trova una corona elegante con otto rose in altorilievo e volute d’acanto.
Inoltre, fu annesso alla chiesa un ospedale, di cui oggi rimane solo la facciata a vento con finestra bifora, segno della funzione ospedaliera storica. La torre campanaria a sezione quadrata, risalente alla seconda metà del XVI secolo, è un elemento distintivo della facciata, completato da un orologio ottocentesco aggiunto successivamente. Questi dettagli evidenziano l'importanza storica e architettonica della chiesa, che ha subito numerosi interventi e restauri, ma conserva elementi significativi del suo passato medievale e rinascimentale.
Interno
L'interno della chiesa di Santa Maria della Tomba si presenta sobrio e lineare, con una pianta a tre navate divise da possenti colonne su cui si impostano archi ogivali. Il transetto e le tre absidi a scarsella completano la struttura, mentre il soffitto è caratterizzato da capriate lignee con copertura a doppio spiovente. Le navate laterali ricevono luce da ampie finestre gotiche, che conferiscono luminosità all'ambiente.
L'arco trionfale, sostenuto da pilastri cruciformi, conduce al presbiterio leggermente rialzato, che termina nell'abside maggiore. Questa è decentrata verso sinistra rispetto all'asse della navata principale, un'anomalia che alcuni hanno interpretato simbolicamente come la rappresentazione del capo del Cristo Crocifisso reclinato sulla spalla (inclinatio capitis).
Sulle pareti perimetrali si possono osservare brani della decorazione pittorica risalente alla fine del Trecento, sebbene molte delle opere siano state scialbate durante una profonda trasformazione dell'interno avvenuta nel 1857. Tra le tracce rimaste si riconoscono immagini di Santi e due rappresentazioni della Madonna col Bambino, una delle quali presenta l'insolita iconografia di Sant’Anna che avvolge nel mantello la Vergine e suo Figlio. Altre tracce di affreschi del XV secolo, di carattere devozionale, sono più numerose.
Sulla destra, entrando, si trova una grande campana in bronzo fusa nel 1314 da Bartolomeo da Pisa, come riportato dall'iscrizione in caratteri gotici. Questa campana era originariamente collocata nella chiesetta di Santa Lucia, sede succursale della Curia Generalizia dell'ordine dei Celestini. Lungo la navata destra sono esposti dipinti ad olio su tela del XVI e XVII secolo, provenienti dagli altari barocchi demoliti durante l'ultimo restauro. Al termine di questa navata si incontra il portale architravato della sagrestia, con un’epigrafe che ricorda i lavori di ammodernamento del 1619.
A destra del presbiterio si apre l’Oratorio della Confraternita di Santa Maria di Loreto, costruito nel XVIII secolo. Questo oratorio a navata unica, con abside terminale e copertura a cupola, ospita statue che partecipano alla sacra rappresentazione della “Madonna che scappa in piazza” durante la Pasqua. Le statue, tutte del XVIII secolo, includono la Vergine, il Cristo Risorto, San Pietro e San Giovanni Evangelista.
Nella zona presbiteriale si trovano anche due pregevoli pale d'altare del XVII secolo provenienti dalla vicina abbazia di Santo Spirito al Morrone, raffiguranti episodi evangelici: il “Battesimo di Cristo” e il “Noli me tangere”. Un interessante bassorilievo del XIII secolo, situato sul pilastro sinistro del transetto, rappresenta Adamo ed Eva e l’albero del peccato; questo bassorilievo è stilisticamente vicino a un analogo esemplare murato nella chiesa di Santa Lucia, situata nei pressi di Porta Napoli.
Infine, nella navatella di sinistra, è collocato un gruppo fittile della Vergine col Bambino, di scuola abruzzese e vicino alla maniera dello scultore Silvestro di Giacomo. Questa opera, donata o venduta alla Confraternita di Santa Maria di Loreto intorno al 1580, è posta sull’altare eretto dalla congregazione a metà del secolo.
Indirizzo
Piazza Plebiscito, 20
Ingresso
Libero