Chiesa di Santo Spirito a Morrone

Chiesa di Santo Spirito a Morrone

L’edificio fa parte integrante dell'omonima abbazia e ha condiviso la sua storia con essa per secoli. Il complesso è stato fondato intorno alla metà del XIII secolo ai piedi del Monte Morrone, originando dall’ampliamento di una cappella preesistente dedicata a Santa Maria del Morrone, per volere del futuro Papa Celestino V. I lavori per la nuova chiesa, dedicata allo Spirito Santo, e per l’annesso convento iniziarono intorno al 1268. Nel 1293, il convento divenne la sede dell’Abate generale dell’Ordine dei Celestini, aumentando ulteriormente l’importanza del complesso. La storia del monastero si intreccia profondamente con quella dell'abbazia, evidenziando il significato religioso e culturale del luogo nel corso dei secoli.

Descrizione


L’abbazia subì importanti lavori di restauro e ampliamento nel XVI secolo. Sotto l’abate Donato di Taranto, nel 1596, fu aggiunto un campanile a pianta quadrata. Questo campanile presenta finestre bifore sui quattro lati della parte superiore e un coronamento a cuspide piramidale, simile a quello della SS. Annunziata di Sulmona. Il terremoto del 1706 inflisse danni considerevoli all'abbazia, che richiesero significativi interventi di ricostruzione e rimaneggiamento fino al 1730. Questi interventi includono la restaurazione dell'orologio della chiesa, realizzato dal napoletano Giovanni De Sanctis, come documentato dalla data visibile sullo stesso orologio.

Esterno


La corte centrale del complesso abbaziale, nota come “dei platani”, funge da sagrato della chiesa e si collega ad altri due cortili: il cortile “dei nobili”, situato a sinistra della facciata, e il cortile “del pozzo”, incompiuto, sul lato opposto. Il fronte dell’abbazia, attribuito a Donato di Rocco di Pescocostanzo e databile alla prima metà del XVIII secolo, mostra un'impronta borrominiana, caratterizzato dall’alternanza di linee concave e convesse e dall’uso dell’ordine gigante nelle colonne, ispirandosi al modello borrominiano di San Carlo alle Quattro Fontane a Roma. Il portale è architravato e affiancato da colonne ioniche su alti basamenti. Sormontato da un riquadro che incornicia una nicchia ad arco, il portale è inserito tra semicolonne giganti di ordine ionico che suddividono la facciata. Al piano inferiore, le colonne delimitano coppie di riquadrature bordate da pietra bianca, che contrastano con i pannelli centrali in pietra brecciosa rosata. L'alta trabeazione ondulata divide orizzontalmente la facciata, mentre nell’ordine superiore si ripetono aperture rettangolari nelle sezioni laterali e una porta-finestra centrale. Sopra di essa, un maestoso fastigio barocco in bassorilievo domina la scena. La facciata è coronata da una balaustra intervallata da pilastrini e include un grande orologio al centro, sormontato da una croce terminale. L'uso della pietra calcarea compatta e brecciosa accentua il gioco di chiaroscuri e conferisce un effetto dinamico all’insieme, esaltando la complessità e la ricchezza del design barocco.

Interno


A seguito del terremoto del 1706, la chiesa dell'abbazia subì trasformazioni significative: l'originaria pianta longitudinale fu convertita in una pianta a croce greca, con una cupola centrale supportata da colonne corinzie e un prolungamento dell'asse longitudinale verso una profonda abside. L'interno della chiesa ha mantenuto diversi elementi pregevoli, tra cui gli altari in marmi policromi e le decorazioni in stucco. Tra gli arredi lignei di notevole valore c'è la cantoria d'organo situata nella controfacciata, realizzata nel 1681. La cantoria è decorata con paesaggi dipinti da Giovan Battista del Frate di Milano, con doratura eseguita da Francesco Caldarella di Santo Stefano. Il coro, a due ordini di stalli in noce intagliato, fu commissionato a Leonardo Marchione di Pacentro nel 1722. La decorazione pittorica dell'interno include i ritratti di abati nella cupola, eseguiti a monocromo da Joseph Martinez nella prima metà del Settecento, e una grande tela di scuola napoletana del XVI secolo che rappresenta la Discesa dello Spirito Santo, situata al centro della conca absidale. Le tele di San Benedetto (1758) e l'Apoteosi di San Pietro Celestino (1750), dipinte rispettivamente da Antonio Raffaello Mengs e Giovanni Conca, erano originariamente collocate alle testate del transetto, ma sono ora esposte al Polo Museale Civico dell’Annunziata a Sulmona. Questo museo ospita anche altre opere provenienti dall’abbazia, tra cui una Madonna col Bambino, una Madonna del Latte e Santi, e una pala con Santa Caterina e Santa Lucia attribuita a Giuseppe Simonelli, collaboratore di Luca Giordano, databile al tardo Seicento. Dal coro della chiesa si accede a due aperture: una conduce alla celebre Cappella Caldora, mentre l’altra, tramite una stretta scalinata, porta alla piccola chiesa ipogea.

La Cappella Cantelmo-Caldora


La Cappella Caldora, annessa alla chiesa dell'abbazia, è celebre per il suo monumento funebre, realizzato nel 1412 dallo scultore tedesco Gualtiero d’Alemagna su commissione della nobildonna Rita Cantelmo, vedova di Giovanni Antonio Caldora. Questo monumento funebre è dedicato a Rita e ai suoi tre figli: Jacopo, Raimondo e Restaino, quest'ultimo identificabile con la figura giacente in armi sul sarcofago. Sotto il sarcofago, un pannello rappresenta i committenti inginocchiati. Il sarcofago, sorretto da colonnine decorate con tralci vegetali, è diviso in tre riquadri scolpiti a rilievo. Il pannello centrale mostra l'Incoronazione della Vergine, mentre i pannelli laterali presentano gruppi di Apostoli e Santi. Le pareti della cappella ospitano un ciclo pittorico di grande importanza. Al centro, sullo sfondo del monumento, è rappresentato il Compianto, che accanto alla Natività della Vergine, raffigura un guerriero aureolato e, sulle altre due pareti, schiere angeliche e dodici Episodi della vita di Cristo distribuiti su tre registri. L'autore di questi affreschi è noto come Maestro della Cappella Caldora, un artista caratterizzato da una forte vena espressionistica. La scena principale, in particolare, esprime con intensità il dolore delle due madri, la Vergine e Rita Cantelmo, per la perdita del figlio, creando un potente raccordo tra il monumento e le pitture.

Studi recenti suggeriscono che gli affreschi potrebbero essere stati eseguiti quasi contemporaneamente alla parte scultorea, portando a una datazione degli affreschi agli inizi del Quattrocento, se non allo stesso anno 1412 della realizzazione del monumento funebre.

La Cripta


La cripta situata sotto il presbiterio della chiesa è un esempio affascinante di architettura medievale. Questa vasta cripta, con la sua pianta irregolare, è caratterizzata da colonne con capitelli decorati con motivi geometrici e da colonnine ottagonali che sostengono i costoloni della volta a crociera. Le fasce decorative che percorrono le colonne e le pareti conferiscono un aspetto distintivo e armonioso all'ambiente. Un elemento di particolare interesse è l'affresco risalente ai primi del Trecento che si conserva sulla parete perimetrale della cripta. Questo affresco è comunemente identificato come la raffigurazione di San Pietro Celestino che dispensa la regola. San Pietro Celestino, fondatore dell'Ordine dei Celestini, è rappresentato mentre impartisce la sua regola monastica, un tema che sottolinea l'importanza storica e spirituale della cripta nel contesto dell'abbazia e della chiesa.

Indirizzo

Via Badia 28

Ingresso

Libero

Orari

Lunedì - Venerdì 09:00 - 15:00; Sabato e Domenica su prenotazione per gruppi di almeno 15 persone. Ingresso e visita guidata gratuiti.

Telefono

0864 32849