Chiesa di San Francesco della Scarpa

Chiesa di San Francesco della Scarpa

La chiesa di San Francesco della Scarpa è documentata per la prima volta nel 1241, anno in cui la sua costruzione era già completata. Successivamente, nel 1290, per volontà del re Carlo II d'Angiò, fu riedificata e ampliata, trasformandosi in un complesso architettonico di dimensioni notevolmente superiori rispetto al precedente. Questo nuovo assetto fece sì che diventasse "la chiesa francescana medievale più rilevante dell'Abruzzo."

Descrizione


Il rinnovato edificio doveva avere una struttura complessa e articolata, seguendo schemi tipicamente gotici: un impianto longitudinale con tre navate coperte da volte a crociera e altrettante absidi poligonali, con archi e campate che raccordano le pareti del corpo longitudinale con quelle più ampie del presbiterio.

Oggi, la chiesa visibile non è quella dell'epoca angioina, gran parte della quale crollò a causa dei terremoti successivi, ma è il risultato di una ristrutturazione settecentesca.

Il terremoto del 1456 aveva già gravemente danneggiato l’edificio, ma il sisma del 1706 provocò danni irreparabili. Il crollo della campata superiore del fronte distrusse il rosone e le strutture interne delle tre navate, rovinando anche il campanile e l’intera zona presbiteriale. Oggi rimangono solo parte del perimetro poligonale delle absidi e il monumentale ingresso laterale su Corso Ovidio, che sono rimasti isolati dalla nuova chiesa, ricostruita più piccola e con una sola navata.

Esterno


La facciata, che inizialmente presentava un coronamento orizzontale, oggi si caratterizza per i salienti e le due ali curvilinee che raccordano l’edificio, risultato di un notevole ridimensionamento delle strutture interne e della trasformazione della chiesa da tre navate a un'unica navata centrale. È orizzontalmente suddivisa da una cornice marcapiano decorata con motivi a foglie d'acanto. Il portale trecentesco, ben conservato e probabilmente realizzato da Nicola di Salvitto, lo stesso che progettò la facciata della cattedrale di S. Panfilo, si erge su uno zoccolo alto ed è sormontato da un arco a sesto acuto sostenuto da due colonne esterne. Lungo il profilo strombato dell’arco si alternano pilastri e colonnine, con capitelli ornati da foglie d’acanto. Nella lunetta è visibile un affresco della Madonna del Latte tra angeli e devoti, risalente alla fine del XIV secolo. Le finestre laterali del portale sono aggiunte posteriori. Nella parte superiore della facciata rimane solo la cornice del rosone, decorata a bassorilievo, mentre il lavoro di traforo interno è andato perduto. Sul lato sinistro della chiesa si trova un portale tardo rinascimentale (oggi murato), con un timpano semicircolare spezzato al centro del quale è situato uno stemma mobile dell’Ordine francescano. Accanto, un portale minore, dalle linee più semplici e realizzato nel XIX secolo, offre accesso a un piccolo oratorio appartenente alla Confraternita di Santa Maria degli Angeli.

Interno


Dopo il terremoto del 1706, la chiesa fu ricostruita e trasformata in un ambiente a navata unica con spazi laterali aggiunti. L'assetto risultante è simile a una croce greca allungata, in cui si alternano muri pieni e cappelle laterali, creando l’aula principale, il transetto con due altari laterali e il presbiterio quadrato con due cappelle laterali profonde. La configurazione della chiesa settecentesca, composta da spazi adiacenti, è accentuata dalla serie di paraste di ordine composito e dall’alta trabeazione, elementi che, insieme alle decorazioni a stucco degli altari, rappresentano uno dei migliori esempi del lavoro delle maestranze lombarde impegnate nella ricostruzione post-sisma degli edifici religiosi abruzzesi del XVII secolo. 

In controfacciata si trova l’organo ligneo del 1754, realizzato da Domenico Antonio Fedeli da Camerino e decorato con una monumentale mostra di legno intagliato. Al rifacimento settecentesco appartengono anche altri notevoli arredi lignei, tra cui il pulpito, attribuito alla bottega del rinomato ebanista Ferdinando Mosca di Pescolanciano, il tabernacolo della Cappella dei Lombardi e i due confessionali provenienti dall’Abbazia di Santo Spirito al Morrone. 

L’interno della chiesa è arricchito da pregevoli opere pittoriche. Al centro della navata si trova il Crocifisso in legno di pero del XIV secolo, recentemente spostato dalla parete di controfacciata. Sulla destra si trova l’Altare dei Lombardi, o di Sant’Elisabetta (1508), decorato con rilievi di Sant’Ambrogio a sinistra e San Carlo Borromeo a destra, e con la pala della Visitazione dipinta dal pittore bergamasco Giovanni Paolo Olmo. La cappella successiva è dedicata alla Madonna degli Angeli e presenta un’ancona con la Vergine e il Bambino circondati da angeli. Sul lato opposto, in posizione simmetrica, ci sono due ulteriori altari: il primo dedicato a Sant’Antonio, con una tela del pittore Eugenio Porretta d’Arpino del 1766 che raffigura il Santo in adorazione di Gesù Bambino; l’altro consacrato alla Vergine, con un dipinto che rappresenta la Madonna tra San Giovanni Battista e San Francesco di Paola. In controfacciata sono visibili tracce di un ciclo di affreschi del tardo Trecento, che illustrano scene della vita di San Francesco.

La "Rotonda"


I resti dell'area presbiteriale, che sono sopravvissuti al terremoto dell'inizio del Settecento, definiscono lo spazio attuale conosciuto come “Rotonda”. Questo cortile ellittico, che nel XIX secolo ha preso forma, è circondato da piccoli ambienti che un tempo fungevano da botteghe. L'accesso avviene tramite l'antico portale laterale della chiesa, situato sull'asse principale della strada, e risulta più imponente rispetto al portale principale della facciata. L'ingresso, preceduto da un'alta scalinata, è caratterizzato da una profonda e ampia strombatura con capitelli finemente lavorati. Le riseghe presentano sei colonnine lisce e cinque pilastrini per lato, poggianti su un robusto zoccolo e sostenenti undici archi a tutto sesto, che si riducono progressivamente verso la lunetta. Quest’ultima, affrescata nei primi del Cinquecento, mostra una Madonna col Bambino tra San Francesco e la Maddalena. L'opera monumentale in pietra fu realizzata dai maestri e tagliapietre lombardi presenti a Sulmona, che avevano una cappella nella chiesa.

Sulle pareti interne delle strutture absidali sono visibili deboli tracce del ciclo di affreschi dedicati al Santo titolare della chiesa, dipinti nel Quattrocento da Andrea De Litio. Il barbacane, situato accanto al portale, fu costruito dopo il terremoto del 1456 per rinforzare la struttura danneggiata; è rivestito con pietra tagliata disposta in conci regolari. Nella parte superiore è situata una statuetta di San Francesco, mentre sulla sommità sono collocate tre campane. A sinistra dello sperone rimangono i resti delle absidi poligonali e una delle monofore che illuminavano il presbiterio. Oggi, la “Rotonda” è utilizzata per mostre ed eventi culturali della città.

L'Edificio Conventuale, Palazzo San Francesco


Dell'antico convento rimane oggi solo la planimetria, che ruota attorno a due cortili, un modello comune negli edifici francescani simili. Tutto il resto dell'edificio – dalla disposizione dei locali alla facciata con rivestimento a bugnato in pietra da taglio sagomata a punta di diamante – risale a interventi successivi. Dopo la soppressione del convento nel 1809, l'edificio ha avuto diverse destinazioni d'uso: è stato scuola, caserma, mercato e ora ospita il municipio, perdendo così ogni traccia del suo passato.

Indirizzo

Via Panfilo Mazara, 22

Ingresso

Libero

Orari

La chiesa è aperta dalle 9.00 alle 19.00. La Rotonda è aperta solo in occasione di particolari eventi.